di Rachele Bombace Agenzia Dire
ROMA – Sono noti i benefici della cannabis terapeutica nel trattamento di moltissime problematiche di salute, eppure scarseggia la formazione e l’informazione sia tra i medici che tra i pazienti. Lo sa bene Pierangelo Cifelli, neuroscienziato e ricercatore del dipartimento di Fisiologia umana dell’Università La Sapienza, che nel suo studio romano ‘Green Doctors’ ha in cura 450 pazienti che usano cannabis terapeutica. La maggior parte di questi non sono giovani.
“Il nostro obiettivo è dare sollievo- conferma il medico- ed evitiamo nelle forme che somministriamo l’effetto psicoattivo, perché trattiamo soprattutto pazienti dai 70 ai 90 anni”. Cifelli lavora da anni per combattere fake news e sfatare falsi miti sulla cannabis, proprio come Maria Novella De Luca, fotoreporter e autrice del libro ‘I volti della canapa’ (edito Crowdbooks). Il testo contiene 15 storie raccolte in giro per la Penisola e presenta voci di ogni età: dal bambino al giovane e all’anziano, persone normali che chiedono una migliore qualità della vita, una riduzione dei danni collaterali dovuti a farmaci e terapie devastanti per il fisico, per evitare la dipendenza da farmaci paradossalmente facilissimi da ottenere, come la morfina e gli oppiacei. In poche parole chiedono di avere la possibilità di condurre una vita normale o almeno migliore.
‘I volti della canapa’ sarà presentato domani a Roma nella Libreria Teatro Tlon, in via Federico Nansen 14 alle ore 19. Insieme all’autrice sarà presente anche Cifelli per fare il punto in Italia sullo stato della preparazione dei medici, delle richieste dei pazienti e del reperimento del farmaco. Risultati importanti la cannabis terapeutica li ha ormai raggiunti nel trattamento dei dolori cronici e farmacoresistenti di varia origine (fibromialgia, dolore oncologico e neuropatico), sulle malattie neurodegenerative (Alzheimer, Parkinson, Demenze) e croniche infiammatorie dell’intestino, sulle epilessie farmacoresistenti, i disturbi dello spettro autistico e quelli del ciclo sonno-veglia. Ed è ora, chiede il ricercatore della Sapienza, di “promuovere corsi di preparazione indirizzati ai medici, spesso ignoranti in materia poiché non interessati o per pigrizia. La cannabis è un farmaco particolare- continua- è una terapia che va cucita addosso al singolo paziente e richiede un rapporto molto stretto. Un approccio che può risultare difficile per un medico ospedaliero”.
I farmaci a base di cannabis possono essere prescritti da medici iscritti all’Ordine su ricetta bianca, il costo del medicinale è a spese del paziente. “Le vere difficoltà si riscontrano nel pubblico- chiosa lo studioso- in Italia c’è una forte disomogeneità legislativa e ogni Regione può legiferare come vuole. Così l’erogazione della cannabis terapeutica prescritta su ricetta rossa è, ad esempio, gratuita solo in Toscana, Puglia, Emilia-Romagna e, sulla carta, anche nel Lazio- sottolinea- dove ogni struttura ospedaliera ha le sue diverse modalità di erogazione. Infine, a livello nazionale, ci sono strutture pubbliche in cui è praticata l’obiezione di coscienza”. Da qui un altro limite importante.
“La cannabis terapeutica nel pubblico non è mai una terapia di prima scelta e ai pazienti che si recano nei centri di terapia del dolore vengono prescritti prima i farmaci autorizzati sul territorio – oppioidi, antidepressivi e antidolorifici – solo in un secondo momento, se questi farmaci sono inefficaci, viene presa in considerazione la cannabis”. Evidentemente restano inascoltate le parole de ‘I volti della Canapa’: “Quando un dottore non ha una risposta, c’è la morfina“, dice Osvaldo. “Con la cannabis, la mia bambina è più presente e partecipe”, spiega la mamma di Serena.
“Voglio curarmi evitando la dipendenza. La cannabis mi fa stare meglio, mi aiuta con nausea e vomito e mi fa dormire la notte”, racconta Claudia. “Piccoli miglioramenti ma significativi, e questo dovrebbe farci riflettere e cambiare idea sull’utilizzo della pianta”, aggiunge la fotografa. Maria Novella De Luca ha girato l’Italia per raccontare il dolore, le speranze e le lotte di questi pazienti.
“L’idea di raccontarle graficamente e di farle venire fuori con la forza dell’immagine nasceva dal bisogno di rompere il muro che porta a pensare solo all’aspetto ludico della cannabis. Il titolo di questo libro ha infatti un duplice significato- conclude l’autrice- i volti delle persone incontrate e i volti di una pianta dai molteplici usi”.
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